Quando esce il corriere della sera

Salvini contro Bolsonaro: l’allungamento della mano
Dopo che Albertini fu costretto alle dimissioni nel 1925 dal governo fascista di Mussolini, il giornale fu rilevato dal regime. Dopo la seconda guerra mondiale, il 26 aprile 1945 tornò con il nome di Corriere d’Informazione e poi Il Nuovo Corriere della Sera, per poi tornare al nome attuale. A partire dagli anni Cinquanta, il giornale ha iniziato ad avere un respiro nazionale e ha aumentato la sua presenza in tutte le regioni d’Italia. Sulle sue pagine hanno scritto molti famosi intellettuali e scrittori italiani, tra cui Eugenio Montale, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini e Oriana Fallaci.
Nº 1 Corriere Della Sera Revista de prensa del periódico
El Corriere della Sera nació en febrero de 1876, cuando Eugenio Torelli Viollier[13], director de La Lombardia, y Riccardo Pavesi, editor de la misma, decidieron fundar un nuevo periódico[14].
Se eligió un lugar prestigioso como sede del nuevo periódico, la céntrica Galleria Vittorio Emanuele[17]. Todo el periódico se alojaba en dos salas y contaba con tres redactores (además del director) y cuatro trabajadores. Los tres colaboradores de Torelli Viollier eran amigos suyos[18]:
El administrador del periódico era el hermano de Eugenio, Titta Torelli[20]. El periódico se imprimía en una imprenta externa, que poseía una gran sala en el sótano de la Galleria Vittorio Emanuele.
La fuerza del periódico residía en la alianza entre Torelli Viollier y el nuevo socio de Busto Arsizio (que más tarde se trasladó a Milán), Benigno Crespi (1848-1910), hermano del riquísimo industrial del algodón Cristoforo Benigno Crespi: Torelli Viollier quería hacer un periódico moderno; Crespi era consciente del presupuesto, pero sensible a realizar inversiones, incluso cuantiosas, para mantener la competitividad del periódico. La entrada de Crespi como propietario y financiero del Corriere había propiciado: la compra de una segunda rotativa (que había permitido mejorar el número de páginas y aumentar sustancialmente el número de ejemplares impresos), el incremento de los servicios telegráficos y la contratación de nuevos colaboradores, elegidos por Torelli con total independencia. Los redactores del Corriere se convirtieron en dieciséis.
20221112_vg 21 pomeriggio
P. Lei ha rilasciato molte interviste per il suo giornale in questi tempi in cui politica e giornalismo hanno una pericolosa vicinanza. Quale dovrebbe essere l’atteggiamento del giornalista nei confronti dei politici di oggi?
P. L’atteggiamento del giornalista è cambiato dopo l’avvento di Internet. Quali conseguenze ha avuto questo cambiamento radicale sull’atteggiamento, sull’essere umano e intellettuale del giornalista? Come siamo cambiati?
P. A proposito di fretta, c’è una frase che ho letto in una sua intervista in cui diceva che nei giornali si va sempre di fretta, e che la fretta è anche una fuga per evitare ciò che è fondamentale, ovvero, come diceva Bill Kovach in Gli elementi del giornalismo, “la disciplina della verifica”.
P. Eugenio Scalfari, il vecchio direttore de La Repubblica, appena scomparso, mi chiese un giorno del 2008, quando gli dissi che un gruppo di professori tedeschi aveva previsto che nel 2023 il giornale di carta sarebbe finito: “E dicono quando arriverà la fine? Se oggi fossi Scalfari e ti facessi questa domanda, cosa risponderesti?
678 – cfk batte il corriere della sera
Il 14 aprile, “Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace”: un libro di Papa Francesco che presenta il dialogo come arte della politica, la costruzione della pace come mestiere e il disarmo come scelta strategica. Pubblichiamo l’introduzione
Se avessimo memoria, sapremmo che la guerra, prima che arrivi in prima linea, deve essere fermata nei nostri cuori. L’odio, prima che sia troppo tardi, deve essere estirpato dai cuori. E per fare questo servono dialogo, negoziato, ascolto, capacità diplomatica e creatività, una politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza non più basato sulle armi, sul potere delle armi, sulla deterrenza.
Vorrei qui citare un pastore d’anime italiano, il venerabile don Tonino Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in Puglia, instancabile profeta di pace, che amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre “trovano la loro radice nell’offuscamento dei volti”. Così, quando cancelliamo il volto dell’altro, possiamo far scoppiare il suono delle armi. Poi, quando l’altro, il suo volto e il suo dolore, sono davanti ai nostri occhi, non ci è permesso di violare la sua dignità con la violenza.