Quali sono le tre corre tu islamiche

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“…] sono quelle ordinanze che ogni musulmano deve seguire, a partire dal cibo, dall’abbigliamento, dalle relazioni sociali e dal modo di pensare, ponendo la parola del creatore al di sopra di tutto ciò che è visibile e invisibile all’occhio umano; è la fede del credente che porta a trovare reale e vera ogni preghiera del Corano”.

Secondo la teologia musulmana, il messaggero è venuto per stabilire un nuovo corso per l’umanità. Visto in un altro modo, è stato il momento in cui sono riemersi i valori umani e la loro essenza. Per questo motivo, in questa tradizione religiosa, viene celebrata oggi come uno spazio per riflettere sul cammino che la nostra specie sta percorrendo.

Per seguire le orme di Maometto, per un mese intero i musulmani mantengono uno spazio di raccoglimento per la devozione, la riflessione morale e l’introspezione spirituale.  Per osservare correttamente le celebrazioni del Ramadan, tuttavia, ci sono alcune restrizioni.

Oltre ad astenersi da pettegolezzi, bugie e litigi, le azioni durante il Ramadan devono essere altruiste. Inoltre, il digiuno è obbligatorio per la comunità islamica, con alcune eccezioni:

Zabur

Non c’è una vera e propria ricerca sull’altra cultura, ma solo abbozzi che servono essenzialmente a questi primi obiettivi. E questo costituisce il corpus sine qua non, senza il quale non è possibile lavorare sull’Islam oggi. Come ho detto, questo primo approccio non cercava di capire l’Islam in sé, ma di scoprire cosa fosse assolutamente parallelo alla cultura occidentale per poter influenzare una popolazione. È qui che nascono tutte le idee che abbiamo, tutto ciò che sappiamo o fingiamo di sapere sull’Islam. Non esistono studi seri e approfonditi, e quelli che esistono – perdonatemi se insisto su questa idea – si basano su un fondamento praticamente inamovibile e che non viene quasi discusso o messo in discussione da nessuno: quello degli arabisti che hanno compilato le prime grammatiche e i primi dizionari. Questo è ciò che impedirà all’Islam di essere conosciuto e compreso, perché non è possibile ottenere la conoscenza dell’Islam con i mezzi che abbiamo oggi.

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Origine dell’Islam

Occorre fare due prime considerazioni. Per quanto riguarda Internet, il primo è che si tratta di un Internet-2 chiuso, limitato a chi conosce questi meccanismi culturali, a cominciare dalla scrittura, che non è latina. È un mondo a sé stante, non condiviso, che può essere violato, e di fatto lo è, da servizi giornalistici e giornalisti di altri settori, ma che, per quanto riguarda i cittadini, è chiuso: una persona che non legge l’arabo non accede a un portale Internet scritto in quella lingua, così come non accede a uno scritto in giapponese o in cinese.

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L’impatto della televisione, invece, è più ampio, perché anche se non si capisce la lingua, si vedono le immagini, il che ha reso queste emittenti un obiettivo di notizie per i terroristi e i loro nemici, naturalmente. Inoltre, per raggiungere questo pubblico, i notiziari possono essere e sono offerti in lingue occidentali.

I sondaggisti sono preoccupati per la capacità di questi canali arabi di influenzare la percezione di altre culture. È interessante notare che gli spettatori di al-Jazeera non sono necessariamente più antiamericani di quelli della CNN, ad esempio. La cultura araba ama il dibattito; programmi come “The opposite direction” permettono agli spettatori non solo di seguire la discussione tra gli ospiti, ma anche di partecipare telefonicamente per una parte dei 90 minuti di trasmissione. I fan di al-Jazeera sono ipnotizzati da questi sviluppi. Si suppone che siano almeno quaranta milioni. Si parla anche di una visione distorta delle notizie; ma la questione appare diversa se si confrontano le stesse emittenti arabe: si pensi alla presa di Falluja da parte dei marines nel novembre 2004. Mentre al-Jazeera ha mantenuto la versione della resistenza e dell’individuo, un po’ brechtiana, se così si può dire, al-Arabiya, il canale saudita che trasmette da Dubai, l’ha presentata come la distruzione di un covo di terroristi.

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Il Corano

È il primo e più importante pilastro dell’Islam. Racchiude l’essenza della sua dottrina in una sola frase. La preghiera completa della professione di fede (o “shahada”), che i fedeli pronunciano sempre in arabo, è: “Rendo testimonianza che non esiste altra divinità all’infuori di Dio e che Maometto è il messaggero di Dio”. La traduzione più comunemente usata in inglese è: “There is no god but Allah and Mohammad is his prophet”.

Il rituale richiesto per convertirsi all’Islam consiste nel pronunciare la formula davanti a testimoni dopo un’abluzione (lavaggio di purificazione). Tuttavia, secondo la dottrina, questo da solo non basta per accedere al Paradiso: è necessario adempiere agli obblighi degli altri quattro pilastri.

“La preghiera è un legame diretto tra il fedele e Dio. Nell’Islam non esistono autorità gerarchiche o sacerdoti; pertanto, le preghiere sono guidate da una persona colta, scelta dalla congregazione” (l'”imam”), spiega il centro.

Prima di pregare, si eseguono le abluzioni di cui sopra. L’abluzione minore, quella abituale, consiste nel lavare il viso, le mani, la testa e i piedi. L’abluzione maggiore, richiesta in alcuni casi, comporta il lavaggio di tutto il corpo. Le moschee offrono un luogo, di solito un cortile, per questo lavaggio.