Come si chiama il corriere delle poste italiane

I personaggi di El cartero de neruda
Quando il regista britannico Michael Radford concepì Il Postino, poi ribattezzato El cartero de Neruda, forse non immaginava che noi spettatori saremmo stati catturati dalla storia di Mario e della sua improbabile amicizia con l’autore di Veinte Poemas de Amor y una Canción Desesperada (Venti poesie d’amore e una canzone disperata). Né Skármeta l’avrebbe pensato.
Poi c’è stata la tragica fine dell’attore italiano Massimo Troisi, nel ruolo del postino, morto alla fine delle riprese del film. Una sorta di paradosso ripetuto dalla stessa opera teatrale, in cui l’uomo che aveva conquistato la sua amata Beatriz con l’aiuto di Neruda sarebbe stato assassinato.
-Altre questioni legate all’Operazione Condor (un piano delle dittature sudamericane per eliminare i loro oppositori negli anni ’70 e ’80) sono state sollevate alla presenza di diversi avvocati, tra cui Andrea Speranzoni, che rappresenta i parenti degli italiani uccisi in Cile all’epoca.
-Speranzoni ha intentato la causa per cinque italiani uccisi dall’Operazione Condor ed è riuscito a dimostrare i crimini. Inoltre, il prestigioso giornalista Marcello Iantorno, in qualità di organizzatore, si occupò di pubblicizzare l’evento e facilitò la diffusione in Italia dell’ipotesi che Neruda fosse morto con l’aiuto di terzi e non per cause naturali.
Massimo troisi
Il film è tratto dal romanzo “Ardente pazienza” (1986) dello scrittore cileno Antonio Skármeta. Quando Massimo Troisi l’ha letto, ha avuto un grande impatto emotivo su di lui e non si è fermato finché non è riuscito ad acquistare i diritti per portarlo sul grande schermo.
La mappa geografica e sentimentale del Postino e di Pablo Neruda corre sempre parallela nelle bellissime riprese. A Pantelleria arriva il poeta Pablo Neruda in cerca di asilo politico. Lì fa amicizia con Mario (Massimo Troisi), assunto come postino per consegnare la posta del famoso poeta. Pablo Neruda è interpretato dal famoso attore francese Philippe Noiret, con una lunga lista di successi internazionali (chi può dimenticare il suo personaggio di Alfredo in Cinema Paradiso di Tornatore). E quel postino, un uomo povero e semplice, figlio di un pescatore analfabeta (come quasi tutti gli abitanti dell’isola), è il già citato Massimo Troisi, conosciuto in Italia come “il comico dei sentimenti”.
Carlo di maio
Mentre la paranoia politica del dopoguerra definisce i suoi nuovi formati disegnando le mappe geopolitiche e propagandistiche della cortina di ferro (e dei suoi retroscena), un Neruda errante sperimenta “il clima sconsolato e ardente dell’esilio”[1] e comincia a conoscere e riconoscere come propria una variante politicizzata del destino cinematografico, (Lo stesso Chaplin, in questo periodo, dovrà stare lontano dagli Stati Uniti, essendo stato bollato come persona non grata al ritorno da uno dei suoi viaggi).
Con le poesie de L’uva e il vento, le cerimonie e il loro lessico si moltiplicano, strutturando letteralmente un vero e proprio trionfo del codice antropologico legato all’azione di offrire e ricevere doni, a partire dal quale gli sceneggiatori de Il postino elaborano il loro ritratto e la loro interpretazione della vita del capitano Neruda in Italia.
Rispetto a questa dimensione, in cui storia e letteratura si costruiscono a vicenda come un controcanto, il discorso sulla tecnica poetica che il film eredita dal romanzo di Skármeta (le metafore, l’appropriazione e l’uso da parte di Mario di una serie di versi nerudiani dedicati a Matilde Urrutia, ecc.) è ingenuamente retorico e piuttosto superficiale.
Massimo troisi
Ci concentreremo su tre film. Esiste un quarto adattamento che, cronologicamente parlando, è stato il primo. Le Dernier Tournant”, un film francese del 1939 che non ebbe un impatto particolare e fu valutato male dalla critica.
Ossessione” è stato il primo film del noto regista Luchino Visconti ed è stato l’inizio del neorealismo italiano, una delle correnti cinematografiche più importanti della storia del cinema.
Seguendo le orme di uno dei suoi autori preferiti, Giovanni Verga, decise di iniziare a realizzare film realistici sui problemi della gente comune. Un cinema che racconta le prove e le tribolazioni della gente comune, tanto che i suoi personaggi non sono gli archetipi tipici del cinema che si era fatto fino ad allora.
Visconti tornò dalla Francia fermamente deciso a girare in ambienti naturali, a utilizzare nei suoi film il maggior numero possibile di attori non professionisti e, soprattutto, a toccare nei suoi film temi socialmente rilevanti, concentrandosi sulla psicologia dei personaggi, sui loro tormenti interiori. Un cinema antropomorfo, come lo definiva Visconti, fatto a misura d’uomo e non interpretato da pappemolli.