A farli correre ci avremmo pensato noi

Video di Manuel Medrano fuori dal pianeta

Finalmente è arrivata la settimana della gara; piano per la settimana 10k lunedì e mercoledì tranquillo, mangiare e dormire, quelli di mercoledì sono rimasti in 8 alle 10 di sera e dormire non so dove, tra alcune cose e altre incapaci di andare a letto presto e i nervi non hanno aiutato a dormire ….

Per vari motivi degli 8 di noi che dovevano fare la gara in gruppo, i 3 moschettieri (Sergio, Julio e io) sono rimasti con tante incognite dovute alla lunghezza della gara, sempre con l’obiettivo di arrivare, sulla pianificazione che abbiamo fatto in poco più di 14 ore si poteva fare, confrontandola con quella di Rulo di fare 12 ore sembra fattibile, ma preferiamo andare sul sicuro.

Io e Sergio ci sentiamo un po’ stanchi, facciamo buon viso a cattivo gioco, anche se non riusciamo a mascherarlo… Prendiamo l’ibuprofene, la reflex, mangiamo, sigilliamo, sembra che cominci a brillare e iniziamo a correre verso Matalpino.

Prendiamo gli zaini, mangiamo un po’ di paella, ci cambiamo, prepariamo le lampade frontali, la coperta termica e altro materiale obbligatorio per questo tratto. Senza dubbio, ci aspetta il tratto più difficile, dove non incontreremo nessuno che conosciamo. Paz mi dice che verrà a trovarci a Las Dehesas.

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Fuori dal pianeta eloy

È complicato da assimilare per l’ovvio motivo del nostro desiderio di eccellere. Per fare bene o perché nostro figlio, nostra sorella o nostro zio sentano di essere degni, che nulla sarà messo davanti a loro nella vita. Ma c’è una questione statistica schiacciante. Su un miliardo o duecento o quaranta milioni, c’è posto solo per un primo, un vincitore. E pochissimi altri luoghi di privilegio. È una questione di distribuzione delle facoltà fisiche.

Non rispettando il fatto di correre? No. Attenzione. Non stiamo parlando di fare i pagliacci e fermare il traffico a quattrocento metri dalla partenza perché abbiamo voglia di fare la crocchetta sull’asfalto, o di fermarci per un caffè e un manganello a metà gara mentre la macchina della scopa ci aspetta. Anche se sarebbero azioni rinfrescanti e festose.

C’è un confronto numerico che potrebbe rallegrarvi. Nell’ambiente europeo, è normale che i partecipanti alla gara si aggirino intorno al vostro passo. Ad eccezione del primo quarto del gruppo, dove le velocità sono quasi professionali, i tempi di chiusura sono confortevoli.

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Andiamo su un altro pianeta

Sotto il tetto della mia casa abbiamo vissuto in completa armonia fino a pochi mesi fa. Io ero la persona che soffriva di sport e triathlon e lei era la psicologa che guidava la mia vita. Ma questo è cambiato nel tempo.

Poi mi ha detto che voleva prepararsi per qualcosa di grande, una mezza maratona! Senza esitazione e approfittando dell’attrazione ho fatto la pianificazione completa fino alla mezza maratona di Cordoba e ogni giorno per nuotare e correre con il resto del gruppo di allenamento #impulsatufisico.

Come potete immaginare, in questi mesi abbiamo sperimentato tutto a casa. Giorni di “non riesco a smettere di correre per 5 km senza fermarmi”, ad altri di “è impossibile, non ce la farò”, con i quali a volte sembra che io prenda le redini come psicologo e lei come infermiera sportiva. Un vero e proprio spettacolo, naturalmente.

Così siamo andati avanti settimana dopo settimana, fino ad arrivare alla gara di 10 km nel centro storico di Siviglia. La sua prima gara da 10 km. Un mese prima della Mezza Maratona di Cordoba. Naturalmente, per la sua preparazione alla mezza maratona ha già dovuto allenarsi correndo quella distanza, ma senza l’effetto del pettorale sembra essere un’altra cosa.

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Ancora e ancora testi

Ho continuato ad allenarmi e la settimana prima della San Silvestre ho avuto un raffreddore che mi accompagna ancora oggi e ho pensato che avrei rovinato tutto e che forse non sarei stato in grado di correre, inoltre gli ho chiesto di nuovo il tempo e mi ha detto 1h e 5′ e io gli ho ripetuto che volevo farlo in meno di 1h. Ma naturalmente, non essendomi potuto allenare per tutta la settimana ed essendo in mutande, ogni volta che il giorno si avvicinava lo vedevo sempre più nero… Ma il giorno arrivò, e siccome stavo meglio con il raffreddore (forse per l’eccitazione del momento) andammo a Getafe. Abbiamo visto alcuni amici, l’atmosfera era davvero cool, abbiamo preso le nostre patatine, ci siamo riscaldati e siamo andati a unirci al mogollón.