A 80 anni corre fino a napoli

Maradona napoli seconda divisione

La polizia e i carabinieri di Napoli hanno effettuato questa notte più di 80 arresti in due operazioni contro la camorra e il traffico di droga su strada. Tre clan operanti nella capitale e nell’area vesuviana sono stati smantellati con l’accusa di criminalità mafiosa, estorsione, usura e traffico di droga.

Il futuro premier italiano attacca gli immigrati e ribadisce che chiuderà le frontiere perché “la voce non si diffonda tra i criminali”. Inoltre, annuncia l’acquisto di Alitalia da parte di un consorzio italiano.

L’episodio, che ha suscitato grande scalpore in Italia, arriva nel bel mezzo di tensioni e accesi dibattiti sul controverso piano di sicurezza che il governo di Silvio Berlusconi vuole approvare contro i reati degli immigrati irregolari.

Una giovane rumena tenta di rapire un bambino e gli abitanti del quartiere rispondono con linciaggi e baracche in fiamme – L’Italia sta vivendo un acceso dibattito sul piano di sicurezza di Berlusconi contro gli immigrati senza documenti.

Squadra Napoli 1984

La prima cosa che il regista ha fatto è stata quella di limitare la sceneggiatura del documentario al periodo italiano del calciatore, pur non rinunciando a estendere i fili narrativi a periodi precedenti e successivi. “Bisogna scegliere le battaglie che sono davvero rilevanti per la storia”, dice Kapadia. “Ho fatto ricerche sulla sua intera vita e per raccontare tutta la storia avrei dovuto fare un film di cinque ore o una serie televisiva in sei parti. Ma io sono della vecchia scuola e mi piacciono le uscite al cinema. Penso che Maradona sia una star del cinema, proprio come Amy Winehouse e Ayrton Senna. Volevo vederlo sul grande schermo.

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Dopo un periodo disastroso con F. C. A Barcellona, segnato dall’epatite, da un gravissimo infortunio alla caviglia e da una dura sanzione per aver aggredito un giocatore dell’Athletic durante la monumentale rissa tra le due squadre nella finale di Copa del Rey del 1984, Maradona prende una decisione sorprendente: partire per il Napoli, una società di seconda (o terza) fascia del calcio italiano che aveva all’attivo solo due Coppe Italia e che nella stagione precedente era riuscita a salvare in extremis la categoria, a un solo punto dalla retrocessione. Non sembrava la destinazione migliore per il calciatore più talentuoso del mondo.

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Cosa ha fatto Maradona al Napoli

“Pensiamo a cosa sarebbe Maradona con l’effetto del primo ‘scudetto’ vinto con il Napoli (1987), quello del suo Mondiale (1986). L’effetto economico che genererebbe e di cui lui e il suo club beneficerebbero è inestimabile”, ha dichiarato Bellinazzo a EFE.

Il Napoli, allora presieduto da Corrado Ferlaino, guadagnava poco più dell’equivalente di un milione di euro dai diritti televisivi e questi, insieme ai soldi raccolti dagli sponsor, non bastavano a coprire i costi di gestione e il pagamento degli stipendi dei giocatori, che nel caso della squadra partenopea sfioravano i quindici milioni di euro all’anno.

Durante il glorioso periodo napoletano di Maradona, concluso con due scudetti (1987 e 1990), una Coppa Italia (1987), una Coppa UEFA (1989) e una Supercoppa Italiana (1990), il Napoli ha avuto come sponsor Cirio (1984-1985), un triennio con Buitoni (1985-1988) e un altro triennio con Marte (1988-1991).

Il Napoli acquistò Maradona dal Barcellona per la cifra record di 7,5 milioni di dollari, con l’aiuto del Banco di Napoli, che offrì al club di Ferlaino le garanzie per portare a termine un affare che altrimenti sarebbe stato impossibile.

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Napoli 86/87

Donne che, come Olga ne I giorni dell’abbandono, hanno gli strumenti per affrontare l’impotenza che provano quando i loro mariti le lasciano, ma che compiono anche una discesa all’inferno. O la protagonista de La hija oscura, che a un certo punto del libro confessa di aver abbandonato le figlie per un periodo della sua vita. O Delia, in El amor molesto, che lotta con la presenza della madre dopo la sua morte. Tutte donne contraddittorie, difficili, che a volte devono affrontare la crudeltà di essere se stesse. Tutti, inoltre, sono contenuti in un modo o nell’altro in scene o momenti vitali della saga di Dos amigas, che riunisce l’immaginario disperso negli altri romanzi e diventa il vero “universo ferrantiano”.

Questo è un altro punto fondamentale del racconto della Ferrante, la capacità di dotare la storia amorosa, sentimentale, umana, del contesto di un’Italia che, all’epoca, ha indubbiamente segnato la vita di queste donne. Ne La amiga estupenda, la prima parte della saga, Lila è quella che rimane intrappolata nel quartiere ed Elena è quella che riesce a fare il salto di qualità sociale e a diventare scrittrice.